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La necessità di operare alle alte quote dove volavano le squadriglie di bombardieri Americani indusse la Luftwaffe, nel maggio del 1942, a commissionare sia alla Messerschmitt che alla Focke-Wulf la progettazione di un caccia speciale da alta quota. La Focke-Wulf per mano del progettista Kurt Tank, già ideatore del FW190A, presentò un progetto che, a partire proprio dal 190A, sviluppava un caccia con motore in linea e apertura alare maggiorata, il TA 152. La progettazione e lo sviluppo di un caccia con tali caratteristiche risultò però per entrambe le compagnie molto complessa, cosicché la Luftwaffe si vide ben presto costretta a ridimensionare le proprie attese e a riformulare le specifiche della gara, richiedendo ai due costruttori di adattare un progetto già operativo alle nuove esigenze tattiche. |
La soluzione adottata, alla fine del 1943, dalla Focke-Wulf fu quella di modificare la cellula del FW190A-8/9 per sostituire il motore radiale BMW 801 con un più potente Junkers Jumo 213A in linea. Nacque così il FW190D, denominato in codice “Dora”. Lo sviluppo e i test del velivolo proseguirono per tutta la prima parte del ’44 fino a quando, nell’estate dello stesso anno, la Luftwaffe accettò il progetto. Le consegne dei primi nuovi velivoli definitivi, i FW 190D-9, iniziarono nell’agosto del 1944.Il nuovo caccia raggiungeva la velocità di 680 Km/h a 6600 metri. Il suo motore da 2240 cavalli potenziato con una iniezione a metanolo/acqua (50 MW) gli conferiva un’accelerazione eccellente in combattimento e doti di picchiata/cabrata notevolmente superiori rispetto ai suoi predecessori. Nonostante queste sue caratteristiche il nuovo modello non venne accolto entusiasticamente dai piloti e venne inizialmente ritenuto solo un palliativo in attesa del nuovo e definitivo caccia da alta quota TA152. In seguito invece, una volta che tutte le sue caratteristiche tecniche vennero sfruttate adeguatamente dai piloti più esperti, le doti di questo splendido aereo vennero definitivamente apprezzate. Il FW190D era costruito, in sottounità separate, da fabbriche diverse sparse sul territorio germanico e successivamente assemblate in altri siti specifici nascosti e protetti dai bombardamenti alleati. Il modello più rappresentativo di questo aereo è sicuramente il D-9, costruito in circa 1500 esemplari di cui probabilmente solo 700 portati a termine. Gli altri modelli, D11-12-13-14-15, dotati di nuovi motori Jumo 213E e F o Daimler-Benz 603E e LA, non furono sviluppati adeguatamente a causa della fine della guerra. |
LA SCATOLA Si tratta dello splendido modello della Hasegawa uscito sul mercato alcuni anni fa. La realizzazione della serie ST che comprende insieme al Fw 190 D9, tra gli altri, il Fw 190 A8 e i Me 109 G6 e K4 ha segnato, per la ditta giapponese, una svolta qualitativa fondamentale. Il modello è realizzato splendidamente e le generose dimensioni della scala rendono quasi obbligatori una serie di elaborazioni rese possibili da un gran numero di kit di dettaglio usciti subito dopo la commercializzazione del modello. Fin dall'inizio ho immaginato il modello con il cofano motore aperto: lo splendido Junkers Jumo 213A in linea non passa inosservato in 1:32, rappresenta un modello nel modello e la scelta è stata quasi obbligatoria. L'idea di rendere il modello super dettagliato devo dire, col senno del poi, mi ha preso la mano. Mi sono procurato nell'ordine: l'engine detail set di Jerry Rutman, l'engine detail set dell'Aires (cod. 2019), il landind flaps detail set della Eduard (cod. 32101), il detail set della Verlinden (cod. 1607), il cockpit detail set della Eagle (cod.#40-32), il cockpit detail set della MDC (cod. CV32026) e per concludere l'access and scribing templates set (cod. 32104), nonchè l'exterior set (cod. 32100) della Eduard. |
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Praticamente una follia. Mi sono ritrovato ben presto in mano un modello completamente smembrato e centinaia di pezzi e fotoincisioni da applicare. Un vero delirio! Ma andiamo con ordine. |
Dopo aver studiato a lungo le foto originali del Dora ho scelto di utilizzare il set della Eagle per dettagliare l'abitacolo del modello. Il kit è formato da numerose parti, comprese le paratie laterali, il sedile nonchè tuttla la porzione di fusoliera che si trova sotto il tettuccio. La definizione aggiunta al modello da questo splendido set in resina è davvero altissima. Naturalmente il suo montaggio all'interno della carlinga è devastante per le nostre già fragili coronarie, infatti bisogna dotarsi di una certa dose di coraggio e, armati di seghetto, distruggere un kit che già di per se è perfetto. |
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Come si può vedere dalle immagini qui sopra, il set di dettaglio della Eagle è veramente ben fatto. Naturalmente il lavoro che necessita il suo alloggiamento all'interno della fusoliera originale è notevole ma l'assemblaggio risulta preciso. I pezzi combaciano facilmente ed anche la quantità di stucco necessaria per raccordare le varie sezioni è minima. Successivamente, poichè il set di dettaglio della Verlinden fornisce, tra l'altro, anche il serbatoio ausiliario del carburante nonchè tutto l'apparato radio, che si trovano alloggiati dietro le spalle del pilota, ho iniziato la preparazione della fusoliera. A tale proposito per ricreare la centinatura interna ho utilizzato del plasticard e delle piccole |
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barrettine di ottone con un profilo a T. Quest'ultima soluzione è forse la più difficile da gestire ma sicuramente la resa qualitativa rispetto alla struttura reale dell'aereo è notevole. Alla fine, ormai al limite dell'impazzimento, son riuscito a far combaciare il tutto e a chiudere in qualche maniera la fusoliera della mia bella Dora. A questo punto mi sono dedicato alla verniciatura dell'abitacolo. Ho utilizzato il classico RLM 66 antiriflesso della Luftwaffe (Gunze H416), utilizzando foto dell'epoca per rappresentare al meglio: quadranti, leveraggi e componentistica varia del cockpit. |
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Una volta finito di verniciare l'abitacolo mi sono dedicato alla chiusura della fusoliera e al montaggio della sezione armi del velivolo. Questa parte del modello è fornita in resina dal kit dell'Aires 2019. Il set infatti fornisce la paratia parafiamma, |
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Una volta terminata quasta fase del montaggio, ho assemblato le ali ed i piani di coda. Il modello comincia a mostrare le sue splendide proporzioni ripagandoci ampiamente dalle tribolazioni patite duranti le fasi precedenti del montaggio. |
A questo punto dell'assemblaggio purtroppo un'altra idea malevola si è fatta strada gradualmente nella mia mente perversa. Non contento infatti dell'anno di lavoro trascorso a reperire, documentare ed in parte assemblare tutti i set di dettaglio acquistati e dopo un blocco mentale di quasi due anni di tempo nel quale ho montato per rilassarmi un F16 1:32 Tamiya ed un Me262 1:32 Trumpeter, ho avuto una bella pensata masochistica. Da anni riposava in un recondito cassettino del mio tavolo, un set di rivettatori della Rosie the riveter di Petr Dousek, quindi perchè non di rivettare anche tutto l'aereo? PAZZIA. Ma tant'è la decisione ormai era stata presa! Ma chi è poi questa Rosie? Rosie la rivettatrice in realtà è un'icona culturale americana; rappresenta un pò tutte le donne americane che durante la Seconda Guerra Mondiale hanno lavorato giorno e notte nelle industrie belliche della madre patria per rifornire il fronte di tutta la tecnologia necessaria. Ma torniamo al montaggio. Come prima cosa ho reperito gli schemi dettagliati del FW 190 D9 sull' Aerodetail dedicato.
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Quindi utilizzando un fattore di 1.5 ho ingrandito gli schemi fotocopiati dalla scala 1:48 a quella 1:32. Quindi, armato di infinita pazienza, vi assicuro, mi sono riportato sulla plastica lo schema di tutta la rivettatura del velivolo utilizzando un pennarello con una punta da 0.2 mm della Micron. Il lavoro è stato molto lungo e tedioso, in particolar modo per il fatto che la decisione di rivettare il modello è stata presa in ritardo, quando cioè fusolira ed ali erano ormai state assemblate. Questo naturalmente ha complicato notevolmente l'operazione. A questo punto utilizzando il rivettatore di Petr Douzek e il classico nastro Dymo come guida ho iniziato a incidere la superficie del velivolo. |
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In realtà il lavoro, una volta disegnato lo schema della rivettatura, non è particolarmente complicato. Il tape della dymo svolge egregiamente il suo ruolo di guida ed il rivettatore " Rosie " devo dire altrettanto. Unico consiglio che mi sento di dare a chi volesse cimentarsi in questo splendido sport è quello di utilizzare il rivettatore 1:32 della dimensione più piccola. Questo semplicemente perchè avendo deciso di rivettare il modello una volta che questi era già assemblato, le minori dimensioni della rotellina rivettatrice consentono di seguire più facilmente le curve del modello. Per il resto il lavoro procede speditamente e ora dopo ora vedrete il vosto modello cambiare aspetto sotto i vostri occhi; è incredibile come questo "semplice" intervento possa trasformare il nostro modello, conferendogli un aspetto molto più relistico. Qui a fianco potete vedere un ingrandimento della superficie alare ed il notevole grado di dettaglio che possiamo conferire ad essa mediante questa tecnica di dettaglio. |
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A questo punto, dopo un paio di settimane di lavoro noioso ma efficace e dopo una serie di rifiniture in itinere sono passato alla fase che più di tutte io adoro: l'assemblaggio del motore. |
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